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valeria rosso psicologo psicoterapeuta torino
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Marilena (il nome, come sempre in questi casi, è di fantasia) è una giovane ricercatrice universitaria, brillante, estroversa, socievole. O, almeno, così racconta di essere stata fino al giorno in cui il ragazzo con cui conviveva da quasi un anno è sparito senza preavviso, portando con sé i suoi vestiti e i suoi libri e non facendosi sentire per diversi giorni. Qualcosa in lei si è spezzato, le notti sono divenute insonni, le giornate segnate da momenti di ansia acuta e dalla difficoltà a staccarsi dal pensiero angoscioso di come ciò sia stato possibile. Lui poi si è rifatto vivo, implorandola di riprendere la relazione, ma la fiducia ormai era venuta meno, e Marilena è stata ancora peggio: il desiderio di ricominciare con lui è forte, ma non appena immagina di ricominciare la relazione l’ansia cresce in modo esponenziale. Mi cerca dopo un vero e proprio attacco di panico, che l’ha costretta a chiamare il 118 e ad assentarsi dal lavoro, ciò che per lei è assolutamente inusuale e di cui si vergogna e si preoccupa.
Si lavora bene con Marilena: capiamo presto che il problema della fiducia tra uomo e donna è stato centrale nella sua famiglia d’origine, una famiglia benestante e ricca di qualità, ma segnata dalla personalità del padre, il quale (come il nonno, del resto) era noto in paese come uomo affascinante e seduttivo. Marilena, in qualità di primogenita, era stata ben presto coinvolta dalla madre che con lei si sfogava e si lamentava, soprattutto nei frequenti periodi depressivi. Alla luce di queste riflessioni Marilena decide di chiudere ogni rapporto con l’ex, sta subito meglio, e inizia a lavorare con impegno per un progetto che aveva un po’ abbandonato: essere ammessa a un periodo di ricerca all’estero presso un’università di chiara fama. Quando riesce in questo obiettivo si pone il problema di come proseguire i colloqui: io sono convinta che ci sia ancora molto lavoro da fare, e Marilena ne è consapevole. Decidiamo quindi di proseguire con colloqui online e la parte più importante del lavoro terapeutico si svolgerà in questo modo.
Voglio sottolineare il fatto che, fin da subito, la vicinanza emotiva è molto forte, nonostante i molti km che ci separano. Le difficoltà che Marilena incontra nell’ambientarsi in una situazione del tutto nuova, la solitudine, l’incertezza del futuro, fanno sì che le ansie e le paure ritornino. Di fronte a queste difficoltà emerge per la prima volta una profonda rabbia inespressa nei confronti di entrambi i genitori: Marilena piange, a volte urla il suo dolore; e potendo prendere coscienza di questo sentimento, accettandolo e integrandolo nell’immagine di sé come un’emozione ammissibile e giustificata, poco a poco inizia a stare davvero meglio. “Sento che mi sto costruendo come donna forte e consapevole; prima in fondo ero una ragazzina fin troppo ottimista e poco consapevole” dirà verso la conclusione del nostro percorso.
Questa è stata una delle mie prime esperienze di psicoterapia online. L’esigenza dei colloqui a distanza è nata proprio dall’evoluzione della terapia: il fatto che Marilena abbia inizialmente reagito ponendosi un nuovo obiettivo, cercando in sé le risorse per raggiungerlo, e riuscendoci, ha significato per lei doversi allontanare da Torino e ha aperto alla necessità/possibilità di lavorare a distanza.
Sento ancor oggi di dover ringraziare in cuor mio Marilena per questa esperienza e per ciò che mi ha insegnato.

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